Il Castello di Onano

Il Castello di Onano fu fatto costruire intorno alla prima metà del Quattrocento dai Monaldeschi della Cervara. Sorse sullo stile dei palazzi comitali di allora, austero ed elegante, di forma quasi quadrata, a conci di schietto tufo ben levigati e connessi. Le sue mura, molto spesse alla base, in alto sono coronate tutt’intorno da una teoria di mensole ad archetto (beccatelli), che oltre a fungere da elemento decorativo servono a sostenere l’estremo parapetto dei merli rettangolari di tipo guelfo con i quali culminava l’intera fabbrica. Il palazzo nel suo disegno originale, privo di aggiunte, risultava sicuramente più snello e più elegante nelle sue linee.
I Monaldeschi, a sigillo della loro opera, vollero subito farvi apporre lo stemma gentilizio in pietra nera.
Nella prima metà del Cinquecento fu fatta costruire un’aggiunta sul lato occidentale del palazzo. In alto questo torrione terminava con un ampio terrazzo. Dallo stemma gentilizio sullo spigolo di questa costruzione, si desume che fu edificato da Luca III di Gentile della Cervara, e può quindi essere datato tra il 1524 e il 1561.
Verso la fine del XVI secolo fu fatta una ulteriore aggiunta che si eleva a levante con lo spigolo a caratteristica lama da taglio. Questa costruzione a tricuspide fu fatta costruire dalla casa degli Sforza. In essa si trovano delle feritoie per bocche da fuoco e sappiamo che le prime armi da fuoco vennero usate nella seconda metà del Cinquecento. Questo stupendo baluardo ha l’ingresso principale nella piazza della Rocca. Probabilmente in questa piazza esisteva anticamente un fosso e un ponte levatoio come ultima difesa del castello stesso. Gli Sforza apportarono anche modifiche interne che consistevano più che altro nella personalizzazione di alcune stanze e appartamenti con maioliche e pitture parietali.
Nel 1712 torna ad essere della Camera Apostolica.
Nel 1725, per ordine del Tesoriere Generale Vaticano, vennero eseguiti lavori di consolidamento e ristrutturazione del palazzo.
Nella seconda metà del Settecento fu concesso a Giuseppe Denham e questi fece togliere dalle pareti interne le pregiate maioliche e gli stemmi araldici dalle pareti, per cui purtroppo di queste non v’è più alcuna traccia se non qualche frammento.
Dopo essere stato della figlia di Denham, Carlotta Denham (detta Madame Carlotta dagli onanesi, motivo per cui da lì la costruzione prese anche il nome di Palazzo Madama), il castello andò per successione ai Bosquet (eredi del marito).
Dal 1870 al 1908 la famiglia Pacelli acquistò parte del castello e qui Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII, passava le estati della sua infanzia. Poi tornò ad essere per intero dei Bosquet.
Attualmente il Castello attraverso varie donazioni è di proprietà del Comune di Onano, nonché sede municipale. Le opere di consolidamento e di restauro hanno portato alla luce alcuni dipinti su muro di scuola francese fatti eseguire dalla famiglia Bosquet nell’Ottocento.


Le chiesine di campagna: Madonna della Fontana o del Soccorso

E’ stata costruita nel 1454 e arricchita con affreschi dell’epoca che, a causa delle continue ristrutturazioni, in gran parte non ci sono pervenuti. L’unico documento è costituito dalla parte di affresco esistente sull’altare che rappresenta “la Vergine e i Santi”. Questo è talmente malridotto da non poter riconoscere in certi punti nemmeno i connotati delle figure; soltanto il santo di destra conserva ancora i lineamenti e il colore originari sulla sinopia. A provocare questi danni fu la mano inesperta dei muratori. Osservando il santo che ancora risulta in discrete condizioni di conservazione si può attribuire l’affresco al pieno XV secolo. Nel 1968, durante la restaurazione del tetto, si scoprì che la vernice a calce celava degli affreschi su tutte le pareti; in particolare si trovò l’immagine di un santo con dei serpenti e la figura di S. Giovanni Battista risalenti alla fine del 1500.


Le chiesine di campagna: Madonna delle Grazie

Costruita in epoca romanica e abbellita con affreschi della Scuola Senese; stupenda l’immagine della Vergine col Bambino, attribuita al pittore Sano di Pietro, nato a Siena nel 1400 e morto nel 1491. I Monaldeschi, feudatari di Onano, lo chiamarono anche ad Onano per dipingere la Vergine delle Grazie. Sempre i Monaldeschi vollero far apporre sul grande arco della facciata il loro stemma, sostituito da una rudimentale cerva in occasione dell’ultimo restauro.
Fu così che nel 1964 l’antica chiesetta di campagna venne consolidata nelle sue strutture e ripristinata nelle sue linee essenziali e primitive dalla Comunità parrocchiale di Onano. Nel 1965 la Sovrintendenza alle Belle Arti restaurò gli affreschi che si trovavano all’interno.
Oggi la chiesetta delle Grazie è la più antica ancora esistente a Onano e più delle altre si spinge nel nostro passato e ne porta i segni più evidenti.
Come si può rilevare dai muri di diversa fattura e connessione, essa per ben tre volte fu rimaneggiata con aggiunte e rifacimenti, dovuti a distruzioni di guerre, a lesioni date da movimenti sismici, al desiderio di renderla sempre più bella e idonea ai bisogni spirituali degli onanesi. Questo desiderio di abbellirla portò man mano ad arricchire le sue pareti interne di affreschi, ma anche a variare la primitiva composizione del dipinto della Madonna, cui fu aggiunta tutta quella serie di testine di angioletti ispirati a quelli della Madonna del Piano.


Le chiesine di campagna: Madonna della SS. Trinità

Costruita nel 1668 mediante il contributo della Comunità di Onano e costata 80 scudi. Veniva chiamata anche Chiesa dell’Acqua Santa, perché da sotto l’altare era scaturita una vena d’acqua alla quale venivano attribuiti molti miracoli e per cui considerata con molta devozione.
Alla chiesa era aggregato un Cappellano, pagato con apporto finanziario delle donne amministratrici, e vi si celebrava ogni domenica la S. Messa con l’obbligo di recitare le litanie della Madonna dopo il vespro. Questa chiesina fu dotata di beni e affidata alle cure della Compagnia del SS. Sacramento. Nel giorno dell’Annunciazione il popolo aveva l’abitudine di visitarla per recitarvi la pratica delle “mille Ave Marie”.
Nel 1975 fu trafugata una tela rappresentante l’incoronazione della SS. Maria. Nel 1980 fu fatto il restauro della chiesa e messa al posto di questa tela una ceramica di Claudio Ferri raffigurante l’Annunciazione


Le chiesine di campagna: Madonna del Piano

Eretta nel 1493 dalla comunità di Onano, come si vede descritto nella muraglia, sorse a forma rettangolare, quasi quadrata, con conci di tufo ben levigati e connessi fra loro. Le pareti furono abbellite all’esterno, intorno la sommità, con una liscia cornice a mensola, quasi a sostegno della gronda del tetto. L’ampio arco a tutto sesto, ben smussato e alleggerito da cornici e scanalature, crea il gradevole effetto estetico che si ha. Anche in questa chiesina gli affreschi vennero ricoperti di calce; l’arco frontale fu chiuso con un muro che venne a determinare la porticina d’ingresso. Ancora oggi è degna d’attenzione l’edicola che racchiude l’affresco della Vergine, rimasto salvo nel complesso nelle sue parti essenziali. Il 13 giugno 1944 la chiesa fu colpita da una cannonata: dei vari affreschi che abbellivano l’interno rimasero riconoscibili solo le figure della Madonna e del Bambino. Nel 1965 la Sovrintendenza alle Belle Arti restaurò l’immagine della Madonna. L’affresco è attribuito ad Antonio di Massaro detto Pastura, allievo del Perugino.


Le chiesine di campagna: Madonna del Carmine

Edificata nel 1668, costò 80 scudi più 16 per la calce. Situata sulla strada di S. Angelo, fu chiamata Madonna del Bargello e nacque come cappelletta.
All’interno vi era raffigurata la SS. Madonna del Carmine, dipinta sulla muraglia; lateralmente erano affrescate le icone di S. Francesco e S. Carlo.
Ogni domenica si celebrava una messa e dopo il vespro si recitavano le litanie della Madonna.
Nel settembre 1964 fu demolita, leggermente spostata più in alto e fu ricostruita l’immagine conservata nell’antica chiesa. Dell’epoca originaria ormai oggi non si riconosce più nulla.
Nella penultima ricostruzione fatta l’oratorio risultava così piccolo che appena poteva contenere l’altare e qualche fedele.
L’affresco rappresentante la Madonna del Carmine è stato dipinto dal concittadino Serafino Cannucciari.